Mattarella e l'Europa contro i regimi autocratici

07.09.2025

Mattarella: "L'Europa non è un nemico"

Al Forum Ambrosetti il Presidente della Repubblica difende il ruolo dell'Ue. L'affondo contro chi la descrive come avversario e guarda a Bruxelles più come rivale che come alleato.

Inutile girarci troppo intorno: quello di Sergio Mattarella, ieri, è stato un monito che guarda oltre l'Italia e che sembra rivolgersi anche a Donald Trump. Già, perché ieri al Forum Ambrosetti di Cernobbio il Presidente della Repubblica ha parlato con parole che non hanno lasciato spazio a particolari fraintendimenti.

Nel suo videomessaggio il Capo dello Stato ha ribadito che l'Unione europea è, e resta, una costruzione di pace, stabilità e progresso: "Non ha mai scatenato un conflitto, non ha mai avviato uno scontro commerciale. Al contrario, ha agevolato intese e dispiegato missioni di pace", ha ricordato, mettendo in fila risultati che oggi sembrano dati per scontati, ma che sono invece la sostanza di settant'anni di integrazione. Poi l'affondo che ha dato il senso politico al suo intervento: "Come è possibile che l'Europa oggi venga considerata da alcuni un ostacolo, un avversario se non un nemico?". Una domanda retorica che assume un sapore preciso se inserita nel dibattito internazionale. È difficile non leggere in queste parole un riferimento indiretto al Tycoon, che da sempre guarda all'Europa non come a un alleato ma come a un concorrente fastidioso.

Trump e l'Europa "nemica"

Durante la sua presidenza Trump ha ripetutamente accusato l'Uedi "sfruttare" gli Stati Uniti sul piano commerciale, ha imposto dazi contro Paesi europei alleati, ha ridicolizzato la Nato e ha trattato Bruxelles più come rivale che come partner. La sua visione è chiara: meno vincoli multilaterali, più rapporti bilaterali in cui Washington possa imporre condizioni. È esattamente questa impostazione che Mattarella sembra voler contrastare.

Il Capo dello Stato ha ricordato che l'Europa è nata per superare secoli di conflitti interni, ed è diventata un polo capace di esportare valori, diritti e stabilità. Definirla "nemico" significa non solo negarne la storia, ma anche minare la possibilità di affrontare sfide globali che nessun Paese, nemmeno gli Stati Uniti, può gestire da solo: dalla transizione climatica al contrasto alle nuove guerre commerciali, fino alla regolazione delle grandi corporazioni globali, quelle "nuove Compagnie delle Indie" che, come ha detto Mattarella, pretendono poteri superiori a quelli degli Stati.

Per il Presidente il futuro passa dalla capacità dell'Europa di rafforzare le proprie istituzioni e completare l'unificazione. "L'Europa è al tempo stesso necessità e responsabilità", ha sottolineato, invitando governi, imprenditori, società civile e cultura a sentirsi "partecipi e costruttori, non spettatori inermi". In un mondo in cui Putin attacca l'Ucraina, Netanyahu continua la guerra a Gaza, Hamas alimenta terrorismo e destabilizzazione, e Xi Jinping mostra i muscoli con parate militari, l'Europa deve scegliere: restare debole e divisa, o diventare un polo credibile di stabilità.

Non è un caso che il Capo dello Stato abbia ammonito anche contro "l'idea di un mondo composto soltanto da avversari, nemici, vassalli o clientes". È un linguaggio che sembra rispecchiare la visione geopolitica di Trump, basata su rapporti di forza e gerarchie di dominio, e che Mattarella rifiuta apertamente.

Reazioni politiche

Il messaggio è stato subito raccolto dal mondo politico. Nicola Zingaretti ha parlato della necessità di un'Europa "più unita, forte e umana". Andrea Marcucci ha ringraziato il Presidente per aver ribadito che "il mondo ha bisogno dell'Europa per non soccombere ai regimi autocratici, ad uno in particolare: la Russia di Vladimir Putin". Pina Picierno ha collegato le parole di Mattarella alla prossima Conferenza di Ventotene, simbolo dell'antifascismo e della lotta per la libertà, ricordando che l'Europa deve offrire un modello alternativo alle autocrazie.

Walter Verini, più esplicitamente, ha tracciato un parallelo diretto: "Trump negli Usa lavora ogni giorno per indebolire le democrazie, colpendo presidi di civiltà e perfino, con i dazi, economie di Paesi storicamente alleati". Per lui, il richiamo del Quirinale è una bussola da seguire per costruire un'Europa unita non solo sul piano economico, ma anche su sicurezza, diritti, ambiente e innovazione.

Il pianeta» e ha «promosso incontri e dialoghi», alimentando «libertà nei rapporti internazionali, eguaglianza di diritti tra popoli e Stati».

E dunque Mattarella conclude con un appello all'orgoglio per ciò che siamo: «La difesa della civiltà europea — tutt'uno con lo sviluppo della sua società e della sua economia — richiede il coraggio di un salto in avanti verso l'unità. Tutti siamo chiamati a contribuire a questa impresa».
Il primo a rispondere, proprio da Cernobbio, è il vicepresidente italiano della Commissione Ue, Raffaele Fitto: «Voglio sottolineare l'appello del presidente, in modo particolare sul richiamo forte affinché le forze democratiche non soccombano rispetto alle autocrazie». Il che, aggiunge Fitto, «è un tema che porta con sé anche il dibattito relativo alla riforma istituzionale a livello europeo, alla salvaguardia dei principi fondamentali che non devono farci vedere delle scorciatoie». Fermo restando che «l'Europa ha bisogno di muoversi in modo differente rispetto al passato». Mentre il presidente del Cnel, Renato Brunetta, ritiene che «le cose da fare ce le hanno dette Monti, Letta e Draghi. È il salto da fare, di cui ci ha parlato il presidente: "Svegliati Europa"». Con una ricetta: «Rilanciare la domanda interna».

Tutti temi che sono risuonati forti anche nell'intervento del commissario Ue all'Economia, Valdis Dombrovskis: «Siamo impegnati a favore dello Stato di diritto, con istituzioni solide, tra cui banche centrali e autorità statistiche indipendenti, che garantiscono trasparenza e stabilità». Cose che starebbero cambiando invece «al di là dell'Atlantico». Il commissario fa poi un appello a unirsi, e investire di più, per la difesa: «Le mire della Russia vanno oltre l'Ucraina».

Il partito di governo meno amico dell'Unione è certamente la Lega. Il capodelegazione dei Patriots all'Europarlamento, Paolo Borchia, commenta scettico: «Tutti vorremmo un'Europa più forte e incisiva ma dobbiamo riconoscere che decenni di travaso di potere e di politiche annacquate hanno condotto l'Unione europea alla periferia dell'impero». Il tutto mentre oltre 200 fra manager e imprenditori intervistati dallo Studio Ambrosetti, il 72,9% indica i vincoli posti dai Paesi membri dell'Ue come freno a una politica comune sulla difesa.