Schizofrenia, Attivismo e Storia Personale


La mia storia personale
In questo spazio desidero raccontare, con tono rispettoso e consapevole, un frammento della mia esperienza personale legata alla salute mentale, alla partecipazione politica e alla vita universitaria. La parola “schizofrenia” ha accompagnato un periodo complesso della mia esistenza, ma anche un tempo di forte impegno civile e di ricerca di senso, in cui ho cercato di trasformare la fragilità in azione responsabile e nonviolenta.
Durante l’occupazione studentesca, ho vissuto in prima persona il clima intenso delle mobilitazioni, mettendo a frutto una sensibilità maturata nello studio della storia e nella pratica del pensiero radicale nonviolento. In quei giorni, tra assemblee, discussioni e iniziative, ho cercato di usare la mia esperienza interiore come strumento di lucidità critica, e non come motivo di esclusione o stigma.
La Biblioteca di Villa Spada a Bologna e le aule studio di via San Vitale 6 a Verona sono stati luoghi simbolici di questo percorso: spazi di studio, confronto e resistenza civile, dove la mia voce ha trovato ascolto e dove ho potuto contribuire, nel mio piccolo, al dibattito pubblico sul governo e sulle sue politiche. In quel contesto, la mia sofferenza psichica non è stata solo un limite, ma anche una lente diversa attraverso cui leggere la realtà.
Parallelamente, la fine della relazione con la mia compagna, specializzata in fisica sanitaria, ha segnato un passaggio doloroso e profondamente umano. La perdita affettiva, intrecciata alle difficoltà di salute mentale, ha reso ancora più evidente quanto siano delicati gli equilibri tra vita privata, impegno politico e benessere psicologico. Raccontare oggi questa storia significa riconoscere il valore della vulnerabilità, della cura e del rispetto reciproco.
Questa testimonianza non vuole essere un’agiografia né un atto d’accusa, ma un invito a guardare alla schizofrenia e alle altre forme di sofferenza mentale con maggiore umanità, consapevoli che dietro ogni diagnosi c’è una biografia complessa, fatta di relazioni, ideali, studi, passioni e perdite. È anche un modo per ricordare che gli spazi di cultura, come le biblioteche e le aule studio, possono diventare luoghi di emancipazione, dove la fragilità trova parole, ascolto e dignità.

